Menopausa distillato
- cimettigaia
- 30 apr
- Tempo di lettura: 2 min
Oggi vorrei parlare di menopausa partendo da un punto che spesso viene trascurato: non esiste un cervello da una parte, un utero dall’altra, un intestino come se fosse
un’isola separata. Esiste un corpo, uno e intero, un sistema in cui ogni parte comunica, Si adatta e si riorganizza in relazione alle altre. Questo è particolarmente evidente in un momento di transizione come la menopausa, che non è solo un evento ormonale o riproduttivo, ma una trasformazione sistemica.

Tendiamo a pensare che tutto parta da un punto preciso: “è colpa degli ormoni”, “è il cervello che non funziona più bene”, “è la pancia che si gonfia”. Ma non c’è un punto da cui parte tutto: parte tutto insieme. Il sistema è interdipendente. Quando un elemento cambia, anche gli altri si muovono. Questo ci impone una visione diversa, più complessa, ma anche più vera. Più viva.

Il corpo femminile in menopausa non è un corpo in declino, ma un corpo che cambia forma, priorità, modalità di adattamento. Se lo consideriamo da una prospettiva neurobiologica e integrata, vediamo che l’intestino comunica con il cervello attraverso il nervo vago, che il microbiota intestinale influisce sugli estrogeni sul sistema immunitario quindi sul tono dell’umore, che i livelli di infiammazione sistemica modulano la percezione del dolore, l’energia mentale, la qualità del sonno. Tutto è connesso.
Anche la salute metabolica diventa centrale: il modo in cui utilizziamo l’energia cambia. Il corpo non risponde più nello stesso modo ai carboidrati, al digiuno, al movimento. La flessibilità metabolica, cioè la capacità di passare da una fonte energetica all’altra (zuccheri, grassi, corpi chetonici), diventa una risorsa fondamentale. E anche qui:
non è solo una questione nutrizionale, è neuroendocrina, intestinale, psico-emotiva.
Eppure spesso alla donna in menopausa viene detto solo:

“è normale, si rassegni”. Oppure, peggio: “vada avanti come prima”. Ma non si può andare avanti come prima.

Il corpo ci chiede altro. Chiede ascolto. Chiede alleanza. Attaccamento. Sicurezza.
E allora forse ha senso aprire un dialogo più profondo, non sui sintomi, ma su come affrontare queste trasformazioni come esperienze evolutive, come possibilità di riorganizzare il nostro sentire, il nostro agire, il nostro modo di abitare il corpo. Vi aspettiamo!
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